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L'entroterra e l'altopiano
delle Manie
Piccoli borghi circondati da orti e vigneti popolano con discrezione
le colline alle spalle di Finale: non si può non notare
Feglino, accanto all'autostrada, con l'imponente chiesa di San
Lorenzo e le case dai tetti rossicci. Orco, su un crinale panoramico,
offre una bella vista sulla selvaggia val Cornei. Boragni è
un antico nucleo di aspetto rurale, compatto e ben conservato,
chiuso da un lato da un'alta bastionata e attraversato
da una strada coperta e voltata su cui si aprono case con terrazze
con volte a padiglione, piccoli porticati, percorsi in galleria
a volta, cortili e giardinetti, qualche palma; questo borgo assomiglia
a certi paesi del sud del Mediterraneo, e infatti si dice che
le sue case sono di architettura saracena. Dall'isolata chiesetta
di Santa Libera, presso Portio, si gode un bel panorama verso
l'entroterra fino al monte Carmo di Loano. Poi si scende e si
risale valli strettissime incise fra
bianche pareti verticali, dove i vigneti si confondono coi castagni,
i roveri coi pini marittimi, le case mediterranee di Magnone con
le cascine di Voze, altro piccolo borgo in quota. Da qui si può
attraversare in auto, in bici o a piedi l'altopiano delle Manie,
in cui boschetti di macchia mediterranea e lecci si alternano
ad appezzamenti coltivati e radi cascinali. Nei punti più
esposti si può ammirare nelle giornate limpide l'intera
Riviera di Levante e le lontanissime Alpi Apuane.
Dovete sapere che trenta milioni di anni fa il Finalese era una
laguna di acque basse e calde sui cui fondali si depositarono
gusci di molluschi che formarono un calcare rosato oggi noto come
"Pietra di Finale". Poi la crosta terrestre si innalzò
fino a formare un altopiano di 300 metri di altitudine media.
Il vento, il sale, la pioggia e il sole aggredirono il calcare,
dando vita a fenomeni carsici che hanno riempito il sottosuolo
di valli, grotte e cavità. I numerosi anfratti naturali
sono stati abitati dall'uomo sin da sessanta milioni di anni fa
il Finalese era una laguna di acque basse e calde sui cui fondali
si depositarono gusci di molluschi che formarono un calcare rosato
oggi noto come "Pietra di Finale". Poi la crosta terrestre
si innalzò fino a formare un altopiano di 300 metri di
altitudine media. Il vento, il sale, la pioggia e il sole aggredirono
il calcare, dando vita a fenomeni carsici che hanno riempito il
sottosuolo di valli, grotte e cavità. I numerosi anfratti
naturali sono stati abitati dall'uomo sin da sessanta mila anni
fa e hanno conservato interessanti reperti preistorici (molti
dei quali ora sono nei musei di Finale, Genova e Torino); oggi
questo rimane uno dei più integri ambienti naturali della
Liguria costiera, coperto di fitta vegetazione ricca di specie
endemiche e poco popolato. Molto interessanti la valle fossile
di Montesordo, in cui ora il fiume scorre all'interno del complesso
carsico e l'Arma delle Manie, dall'enorme antro e resti preistorici
che testimoniano un clima mite con folte foreste e abbondante
selvaggina. Pian Marino invece è un immenso pianoro erboso
in quota, che sorprende per la sua ampiezza chi vi sale dalla
costa.
Nel cuore delle Manie si trova la Val Ponci, oggi non carrozzabile
ma un tempo molto importante perché attraversata dalla
via consolare romana Julia Augusta; i Romani hanno lasciato qui
le tracce più suggestive della loro presenza in Liguria
e della loro celebrata abilità di costruttori di strade:
i cinque ponti della Val Ponci rammentano i tempi in cui erano
i piedi e i cavalli a condurre gli uomini ai quattro angoli della
terra. Il nome della valle deriva da Vallis Pontium: c'è
il ben conservato Ponte delle Fate, sotto la caverna omonima con
resti paleolitici e neolitici, faune pleistoceniche e scheletri
di Ursus spaeleus; poi il Ponte Sordo, distrutto; il Ponte delle
Voze quasi integro, il Ponte dell'Acqua semi-interrato e il Ponte
Magnone, di cui resta solo
una pila. Ci sono cave di epoca romana presso il ponte dell'Acqua
e la Ciappa del Sale, un lastrone con incisioni rupestri. La valle
si percorre a piedi, naturalmente, ed è un imperdibile
diversivo naturalistico e culturale alle giornate di mare e di
spiaggia.
Palestre di roccia
Ricercate da chi ama sentire il vuoto sotto di sé e ha
nelle braccia e nei piedi l'agilità del falco pellegrino,
sono le rocciose pareti verticali degli altipiani del Finalese,
paradiso per gli arrampicatori di tutta Europa, che qui trovano
quasi mille diversi itinerari di arrampicata per tutti i livelli.
Al riparo dalla tramontana e perciò frequentata durante
tutto l'inverno è la rocca di Corno, che si raggiunge da
Fina] Pia, come pure da Pia si sale alla rocca degli Uccelli,
presso Vezzi Portio, e la bastionata di Boragni. Final Borgo è
il capolinea invece verso il bric Pianarella, il bric Spaventaggi,
il monte Cucco e le rocche di Perti, di Carpanea e dell'Orera.
Insomma, c'è solo l'imbarazzo della scelta!
Fonte: A.P.T. Riviera delle Palme |
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